Calltrace, visualizzare un software in funzione

Da un punto di vista semiotico le sequenze di 0 e 1 immagazzinate in qualche porzione di memoria fisica non codificano solo i dati del testo digitale (caratteri alfanumerici, immagini, animazioni, ecc.) ma codificano anche le istruzioni che servono al computer per manifestare questi dati come sostanze dell'espressione percepibili (pixel visibili sullo schermo, emissioni sonore dalle casse acustiche), e le istruzioni che servono al computer per organizzare le varie sostanze dell'espressione in certe forme dell'espressione (forme linguistiche per i testi verbali, configurazioni visive, ecc.). Per usare una felice immagine di Negroponte, possiamo figurarci questi insiemi complessi di istruzioni come "bit che parlano ad altri bit". Affascinati da questo dialogo, in genere inaccessibile perché nascosto nella "scatola nera" del computer", i digital artists stanno esplorando il modo di visualizzarlo. Uno di questi artisti, Adam Marks, ha creato un opera interattiva, Calltrace, che visualizza le funzioni del sofwtare in uso su un computer. La traduzione visiva consiste in rettangoli e linee colorate: ogni rettangolo è una funzione del codice, ogni linea è una function call; le funzioni appaiono la prima volta quando vengono chiamate. Al centro del lavoro c'è Valgrind, un debugger/profiler basato su Linux. Il client e un sistema operativo Mac su cui gira un codice OpenGL che trasforma le call al programma in immagini. Il risultato è una coreografia sincopata, quasi una performance Vj. Come in Code Profiles di Bradford Paley, un software che mostra il codice sottostante commentandolo, Calltrace rivela un oggetto virtuale come gli algoritmi mentre costruiscono un oggetto.

Valentina Culatti
da "Neural" 

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